Archeologia Industriale - Bibliografia ragionata

Questa raccolta di informazioni sull'Archeologia industriale si occupa oltre che dei problemi di carattere generale quali la catalogazione, lo studio dei manufatti, la conservazione, anche di quelli inerenti il recupero e, per così grave dire, il riciclaggio dei monumenti della prima epoca industriale. Forse è appena il caso di fare una breve digressione sulla disciplina in questione.

Di costituzione recente, essendo nata ai primi anni '50 in Gran Bretagna, ha incontrato e incontra ancora qualche difficoltà in ordine alla definizione del proprio oggetto e della propria metodologia; perciò se si apparenta da un lato alla storia dell'architettura e del paesaggio, dall'altro ha delle affinità con la tecnologia, la sociologia e la storia.

Può sembrare evidente che, se si ammette che la rivoluzione industriale ha avuto origine in Gran Bretagna, l'inizio per gli altri paesi sarà, di fatto, posteriore a quella del paese d'origine.

Bisogna riconoscere altresì che la funzione dell'archeologia industriale, rientra in un certo senso nella natura delle sue specifiche caratteristiche senza che si possano fare confusioni di sorta.

Se si guardano le cose da questa ottica, diventa impossibile confondere allora la storia delI'industria con quella della tecnica e del lavoro. Ma se l'archeologia industriale deve respingere la tentazione di diventare il supporto archeologico di una storia universale del lavoro umano, non deve neanche cadere nell'eccesso opposto di ispirarsi a una concezione riduttiva dell'industria, che si rifà solo ad alcuni aspetti tradizionali dell'industria manifatturiera per limitarsi a collezionare vecchie filande, o ponti in ferro anteriori al 1850 e ferrovie.

L'archeologia industriale deve dunque darsi non solo una propria dimensione nel tempo, ma deve anche puntare al recupero di un variegato ventaglio di attività che si possono definire industria, anche se va da sè che un certo tipo di produzione ha lasciato un maggior numero di monumenti, di altre che, sono diventate, per questo motivo, più facilmente oggetto di studio.

Quanto al recupero, esso poi può essere ostacolato da fattori pratici quali ad esempio l'utilizzo dello stabilimento industriale per scopi diversi da quello originario o, semplicemente, essendo sotto il vincolo della proprietà privata, essere legato agli interessi del legittimo proprietario.

Ma forse la difficoltà maggiore consiste nel ripristinare non tanto uno specifico edificio quanto un determinato ambiente.

La situazione che ricorre con maggior frequenza è perciò quella della 'ricostruzione' su una base di tessere di frammenti.

Se non è facile reperire i monumenti della prima epoca industriale, c'è comunque un fattore che soccorre l'archeologia industriale, ed è quello dell'ubicazione dei complessi industriali della prima epoca, in molti casi, diversa da quella dei complessi successivi. Pensiamo ad esempio, in Italia, agli opifici localizzati sui corsi d'acqua nell'area pedemontana.

E, a questo proposito, non è superfluo ricordare che vanno considerate una valida testimonianza di architettura industriale anche alcune delle prime centrali idroelettriche, costruite alla fine del secolo scorso e all'inizio del Novecento, e tuttora in funzione. Anche se nel caso delle centrali l'interesse non è in realtà suscitato tanto dalla molto relativa vetustà del manufatto, in senso 'industriale', quanto dalle caratteristiche architettoniche degli edifici intesi come 'edifici d'epoca'.

Un fatto comunque, vale la pena sottolineare, e cioè che l 'edificio industriale, la fabbrica', nasce con una forma architettonica propria, svincolata dagli stili accademici, con preoccupazioni puramente funzionali.

Successivamente, subentrò l'uso che gli edifici industriali rispettassero i canoni estetici in voga al momento.

Ci vorrà circa un secolo perchè si ritorni al funzionalismo (non è un caso che lo stabilimento Fiat del Lingotto, sorto nel 1923, sia stato progettato da un ingegnere industriale che occupava un posto di grande responsabilità nell'azienda).

E' evidente che pochi fenomeni hanno avuto la connotazione socio-politica oltre che ideologica dell'industria.

Così , mentre nei paesi dell'Est non è stato necessario un recupero degli edifici industriali perchè questi essendo visti come monumenti della classe operaia e, al tempo stesso, della rivoluzione, venivano adeguatamente curati; in Gran Bretagna hanno rappresentato la rievocazione, forse un po' elegiaca dell'epoca in cui l'Inghilterra era il centro del mondo.

Al di là comunque dell'ideologia, l'archeologia industriale può essere un'occasione reale di arricchimento culturale ed il recupero di questi 'reperti' il modo migliore per collegare il nostro passato industriale, alle possibili opportunità di progresso futuro.

Naturalmente, l'interesse per un determinato reperto sarà diverso a seconda del punto di vista dell'archeologo, dipenderà vale a dire dal fatto che questi privilegi un aspetto più che un altro, dando una valenza più significativa all'architettura, agli elementi strutturali in senso stretto, alla storia, alle peculiarità sociali. L'industria è un fenomeno complesso, non riducibile nè alla sola tecnologia nè a meri problemi di organizzazione del lavoro e capacità di produzione. Questa stessa complessità investe anche l'archeologia industriale, i cui risultati diventano efficaci se si inseriscono in un disegno di ricostruzione globale, che non prescinda dalla specializzazione, ma che al tempo stesso rifiuti la preclusione.

Certo, è più facile trovare i fondi per trasformare un monumento suscettibile di diventare un richiamo turistico, che valorizzare un manufatto eventualmente più interessante sul piano scientifico ma di lettura più difficile o, semplicemente, di collocazione meno felice rispetto alle vie di comunicazione. Anche questo aspetto infatti può influire sulle scelte di recupero di una realtà a favore di un'altra, per una disciplina giovane, il cui sviluppo è spesso ancora demandato, in massima parte, all'iniziativa privata.

La storia

K. HUDSON, Archeologia Industriale,a cura di R. Covino, Bologna, Zanichelli, 1981.

F. BORSI, Introduzione all'archeologia industriale, Roma, Officina, 1978.

A. NEGRI - M. Negri, L'archeologia industriale, Messina-Firenze, D'Anna, 1978.

E. BATTISTI, Archeologia industriale, a cura di F. M. Battisti, Milano, Jaca Book, 2001.

Le règne de la machine: rencontre avec I'archèologie industrielle.


Bruxelles: Sociètè Nationale de Crèdità I'lndustrie-Crèdit Communal de Belgique, 1975. Pp.191.

The Archaeology of industry. London: The Bodley Head 1976. Pp.128. Origine e storia della disciplina.

"Monuments Historiques", 1977, n.3. Numero monografico dedicato completamente all'archeologia industriale.

Quand I'industrie laisse des paysages.

" Lotus International" 1977, n.14. Pp.21-55. Una storia dei mutamenti dei luoghi legati alla produzione industriale.

Introduzione all'archeologia industriale. Roma: Officina, 1978. Pp.162.

Negri, A. Negri, M.L'archeologia industriale.

Messina-Firenze: d'Anna, 1978. Pp.190. Nascita, scopo e storia dell'archeologia industriale la cui paternità del termine si fa risalire a Donald Dudley nel 1953, anche se la rivendica Michael Rix mentre la rivista inglese "Industrial Archaeology" assicura che è riportata in un testo ottocentesco di storia dell'industria inglese.

Archeologia industriale e Mezzogiorno.

Roma: Giuditta, 1978. Pp.219. Il libro esamina le tappe più significative dell'industrializzazione del Mezzogiorno continentale borbonico, sotto il profilo architettonico, tecnologico, politico, sociale. Lo studio condotto con scrupolo su fonti archivistiche, è limitato all'analisi della siderurgia di stato.

L' archeologia industriale nel Veneto.

"Ricerche di Storia dell'Arte", 1978-1979, n.7. Pp.9-28. Una carrellata sull'archeologia industriale veneta: dall'opificio di Niccolo Tron che risale al 1726 circa, alla 'fabbrica alta' di Alessandro Rossi del 1862.

L'opificio della birra Peroni nel quartiere Salario in Roma.

"Ricerche di Storia dell'Arte", 1978-1979, n.7. Pp.61-83. Viene presentato I'opificio Peroni e il contesto in cui sorge.

L'ambiente storico: archeologia industriale in Piemonte.

Torino: Tirrenia stampatori, 1979.Pp.200.

De Stefano, M. Matacena, B. Le reali ferriere ed officine di Mongiana.

Napoli: s.e.1979. Pp.220. Storia della tecnologia di produzione, della trasformazione del territorio, delle architetture più antiche delle fonderie del Regno delle due Sicilie.

Archeologia industriale: quattro temi. Atti del seminario tenuto al Museo Nazionale di Reggio Calabria il 5.6.1978. Reggio Calabria: casa del libro editrice. 1980 Pp.156. I temi trattati riguardano problemi di carattere generale; cultura del progetto; studi monografici di situazioni italiane e non.Vengono considerati i casi di Mongiana, Ferdinandea e Fosse; i mulini idraulici di Novara di Sicilia; la tonnara di Milazzo.

Super mappa dell'archeologia industriale: itinerario nell'Italia settentrionale tra le vecchie fabbriche. Roma: Napoleone.1981. Pp.160.

L'industria dell'ottocento nella periferia orientale napoletana.

"Bollettino dell'Associazione per I'Archeologia Industriale", 1982, n.2-3.Pp.5-10. La situazione dell'industria napoletana della zona orientale nell'ottocento.

Archeologia industriale in Campania alla fine del XIX secolo.

Napoli: Arte tipografica. 1983.Pp.173. Storia e localizzazione delle attività produttive in Campania corredata di una ricca bibliografia che investe anche la storia della rivoluzione industriale, della scienza e della tecnica, dell'architettura e dell'urbanistica, della conservazione dei monumenti e dei siti; la storia civile economica e sociale; le infrastrutture territoriali: ponti, strade, trasporti, ferrovie, porti, canali e opere fluviali.

Raja, R. Architettura industriale: storia, significato e progetto.

Bari: Dedalo. 1983. Pp.171. L'autore propone una rilettura dei maggiori stabilimenti industriali progettati dai maestri del movimento moderno e da architetti contemporanei per fare il punto sulle questioni storicamente fondamentali sollevate dal progetto e indicare le soluzioni più idonee al caso.

I luoghi della produzione e I'Archeologia industriale.

"La Voce della Campania", 1983, Maggio. Pp.647-662.

Dall'opificio al computer.

"Ottagono", 1985, n.76. Pp.88-93.

Appunti per un archivio di archeologia industriale: gli insediamenti industriali nel casalese tra '800 e '900.

Alessandria: Edizione dell'orso.1985. Pp. 72. Catalogo e storia dell'industria casalese.

Luoghi e architetture perduti.

Roma: La Terza.1986.Pp.278. Tra i "luoghi perduti" vengono ricordati a Venezia L'Arsenale, cantiere pubblico della Serenissima, fondato nel XIV secolo e ampliato prima nel 1519 e successivamente nel 1580, che varò la flotta vincitrice a Lepanto; a Napoli la fabbrica Corradini, le officine di Pietrarsa, la più vasta industria della penisola Dent Allcroft e le manifatture di San Leucio per la seta.

Binnie, G.M. Masonry and concrete dams, 1880 -1941.

"Industrial Archaeology Review", 1987, n.l. Pp.41-58. Costruzione ed evoluzione nel progetto di dighe costruite in Gran Bretagna.

The old Spey bridge, Fochabers.

"Industrial Archaeology Review", 1987, n.l. Pp.71-83. Lo stato dei ponti sul fiume Spey a Fochaber.

The moorland Meavy: a tinners' landscape.

Devonshire: Association for the advancement of science, literature and art. 1987. Raport and Transaction, CXIX. Pp.223-240. Dalle Prime industrie di stagno del 15deg.-17deg. secolo, agli sviluppi dell'area di Dartmoor River Meavy nel 18deg. e 19deg. secolo.

Industrial archaeology in new Zealand.

"Industrial Archaeology Review", 1987, n.l. Pp.23-40. Storia dell'industria e sistemi di sicurezza tra il XIX e il XX secolo.

Archeologia industriale di Verbania: il secolo d'oro dei cotonifici.

Intra: Alberti. 1988. Pp.256.

Barbieri, F. Negri, A. (a cura di) Archeologia industriale: indagini sul territorio in Lombardia e Veneto.

Edizioni scolastiche Unicopli. 1989. Pp.261.

Archeologia industriale del Veneto.

Cinisello Balsamo: Silvana.1989. Pp.236.

Archeologia industriale in Emilia Romagna e Marche.

Cinisello Balsamo: Silvana.1991. Pp.240.

Il recupero

Rèconversion.

"L'Architecture d'aujourd'hui", 1977, n.194. Numero monografico sul riuso. Viene tra I'altro esaminato il quartiere della filatura "Le Blan "a Lille di P. Robert e B.Reichen.

Doing it with Styal.

"Country Life", 1978, n.4237, Sept. 21. Pp.816-818. La Quarry Bank Mill, Styal, vicino Manchester, diventa nel 1978 museo industriale.

Le architetture industriali del lanificio "V. E. F.lli Bona " in Carignano.

"Ricerche di Storia dell'Arte", 1978-1979, n.7. Pp.41-60. Una sorte di storicizzazione per il riuso.

Il paesaggio italiano della rivoluzione industriale: Crespi d'Adda e Schio.

Bari: Dedalo. 1979. Pp.35 F.154. Classificazione dei manufatti, restauro e riciclaggio delle destinazioni.

L'architettura del lavoro.

Venezia: Marsilio, 1979. Pp.276. L'autore mette in relazione I'archeologia industriale al progetto. Contiene la proposta di recupero della "Bottonera", il Fabbricone a Prato, gli stabilimenti RIV e SAFOV a Torino, il mulino Stucki a Venezia. I progetti intesi come prototipi sono da collaudare sia sotto il profilo didattico che operativo e sollecitano comunque possibili soluzioni.

Il recupero del complesso metallurgico ex Corradini di S. Giovanni a Teduccio.

"Bollettino dell'Associazione per I'Archeologia Industriale", 1982, n.2-3. Pp.23-34. Il recupero viene inteso come rivitalizzazione dell'antico complesso industriale finalizzato al soddisfacimento degli standards urbanistici di zone (aree per I'istruzione, strutture d'interesse comune, verde e tempo libero, parcheggi pubblici) attraverso il restauro architettonico dei volumi esistenti; la sistematizzazione delle aree libere ed il potenziamento dei collegamenti di quartiere.

Il museo ferroviario di Pietrarsa tra restauri, demolizioni e riservatezza aziendale.

"Bollettino dell'Associazione per I'Archeologia Industriale", 1982, n.2-3. Pp.11-18. La storia della riconversione delle officine di Pietrarsa in museo ferroviario.

Testimonianze di riuso in Italia e all'estero.

"Bollettino dell'Associazione per I'Archeologia Industriale", 1982, n.2-3. Pp.1-4. Qualche significativo esempio di riuso.

Zur Situation der Pfege technischer Denkmäler und der Industriearchäologie in der Bundesrepublik Deutschland: Versuch einer Bestandsaufnahme.

"Deutsche Kunst", 1984, n.2. Pp.127-135. La conservazione dei monumenti tecnologici e I'architettura industriale nella Germania dell'est: lo stato dei fatti.

The Closeburn Limeworks scheme: a Dumfriesshire waterpower complex.

"Industrial Archaeology Review", 1987, n.l. Pp.5-22. Rapporto sul sistema del Park Limeworks e gli edifici costruiti tra il 1790 e il 1810, disattivati verso il 1895, di cui è stato restaurato un settore.

Rietbergen, L.F.Conservation and use of industrial monuments in the Netherlands.

"Icomos Information", 1989, n.4. Pp.3-10. Sull'utilizzazione di alcuni complessi industriali in Olanda.

Progettare il riuso.

"Abacus", 1990, n.24. Pp.12. Sei articoli sulla rivitalizzazione di aree abbandonate in Italia.

Mancuso, F. Riuso a Rovereto.

"Recuperare", 1992, n.7. Pp.594-603. Progetti per il recupero delle aree industriali in disuso a Rovereto. Viene proposta la riqualificazione del territorio con il Centro Servizi della Tecnofin Strutture dove sorgeva l'ex Pirelli e il nuovo Parco industriale di Rovereto Sud nell'area una volta occupata dall'ex Alpi Calce.



0 commenti:

Posta un commento